Poiché in questo momento non è possibile invitare nessun ospite in residenza, abbiamo deciso di fare un incontro “virtuale” e di intervistare Mario Fittipaldi, laureato in Medicina presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma.
D: Parlaci un po’ di te.
R: Salernitano di origine, ma romano d’adozione, dal 2011 vivo all’estero e ho letteralmente girato il mondo seguendo il mio sogno di diventare un cardiochirurgo pediatrico. Ho vissuto in Spagna a Madrid, per tanti anni nel Regno Unito tra Londra e Birmingham e due anni in Nuova Zelanda, ad Auckland. Il mio profilo su Instagram @doctortraveller effettivamente riassume appieno le mie più grandi passioni: la medicina e i viaggi.
Da qualche mese, dopo tanto peregrinare, sono rientrato in Italia. Ora sono a Napoli e mi occupo, almeno per il momento di trapianti cardiaci pediatrici.
D: Che ricordi hai della tua esperienza come residente?
R: Giunsi a Roma al II anno di Medicina (dopo aver frequentato il primo anno a Parma). Molti conoscono la mitica signora Enrica Zennaro. Un giorno mi chiamò – le avevo chiesto informazioni sulla possibilità di trasferirmi al Campus Bio-Medico – e mi disse che c’erano posti a disposizione. Seguendo la mia indole, che poi mi avrebbe portato a essere un vero @doctortraveller, mollai tutto e tornai a Roma. Ricordo con grandissimo affetto le tertulie, le fumate peripatetiche nei cortili (e ai tempi anche a tertulia), e i rientri a tarda sera tramite le finestre per poi essere puntualmente sorpresi dal Direttore.
D: Come mai hai scelto di occuparti di chirurgia pediatrica?
R: Fin da studente di Medicina ho avuto una passione: la cardiochirurgia pediatrica. Per una serie di circostanze talvolta casuali, altre oserei dire Provvidenziali, a metà del mio corso di laurea, ho avuto la fortuna (durante il progetto Erasmus) di essere destinato presso l’unità di Cardiac Morphology del Great Ormond Street Hospital – UCL diretta dal Prof. Bob Anderson. Questa esperienza è stata il mio battesimo di fuoco: ho iniziato ad andare in sala operatoria – anche se in verità capivo ben poco – e vedevo chirurghi del calibro di Marc de Leval, Martin Elliot… Per tutte le estati successive, e almeno fino a quando ho iniziato a lavorare, per un mese o poco più tornavo a Londra e mi appassionavo alla morfologia delle cardiopatie congenite. Successivamente, durante il mio percorso di specializzazione presso l’Università Campus Bio-Medico, ho continuato coltivare questo interesse. Al termine del mio percorso presi la decisione definitiva di dedicarmi alla cardiochirurgia pediatrica e decisi di frequentare a Madrid l’Unità diretta dal Dr. Juan Comas, presso l’Hospital Universitario 12 de Octubre. A lui che ha saputo, con carattere tipico di un vero “catalano”, darmi le dritte per proseguire in questa “particolare carriera”, va un grato ricordo. Ricordo ancora, quando ci fu l’elezione di Papa Francesco, che, da patito del Barca, al mio messaggio “Es argentino!” mi rispose con un simpatico sms: “Messi!”. Dopo un anno mi sono trasferito nella terra di Albione e ho vissuto li per 5 anni ma nel mezzo ho deciso di trasferirmi in Nuova Zelanda, ad Auckland, dove ho lavorato come cardiochirurgo pediatrico allo Starship Children’s. Una esperienza meravigliosa e ricca di bellissimi ricordi che porterò per tutta la mia vita nel cuore.
D: Cosa ne pensi della situazione di emergenza che stiamo vivendo in queste ultime settimane?
R: La situazione è estremamente complessa e molti di noi l’hanno presa sottogamba, soprattutto all’inizio. Si credeva qualcosa di molto lontano da noi mentre invece, in un mondo globalizzato come il nostro, è arrivata prima che potessimo anche immaginarlo. Restare a casa è sicuramente l’arma più forte che abbiamo per limitare le infezioni. Ed è sicuramente, per chi ha il dovere di restare a casa, un’occasione per sviluppare altri interessi che nella quotidianità frenetica si perdono. Da parte di chi, come me, a casa non può restare c’è la consapevolezza di essere in prima linea – ognuno secondo le proprie competenze – per offrire il miglior servizio possibile.
Grazie, Mario. E un grande in bocca al lupo per tutto quello che continuerai a fare in futuro!